giovedì 20 novembre 2014

Ierru - Contos de foghile

Band: Ierru
Disco: Contos de foghile
Genere: Black Metal
Anno: 2014

Sono diversi gli esempi in Italia di band che hanno provato a fare black metal utilizzando il dialetto locale per i propri testi, su tutti i siciliani Inchiuvatu e i bolognesi Malnàtt. Ci hanno provato anche i sardi Ierru (che significa “Inverno” nella lingua del posto), al debutto con l'album Contos de foghile. Tecnicamente si tratta di un black metal molto rozzo, notevolmente debitore della tradizione norvegese di metà anni novanta, sebbene viaggi su tempistiche mediamente più lente. Altro elemento che presenta un certo distacco da quel black metal di darkthroniana memoria è la presenza di certe sezioni soliste e delicati arpeggi, che creano adeguati momenti di pathos. Tuttavia, il vero tasto dolente dell'esordio di Ierru lo si ritrova nella produzione del disco, decisamente inadeguata: non aiuta la drum machine, fintissima e plasticosa, unita a una tecnica di canto da raffinare, dal momento che risulta invadente ma al tempo stesso poco espressiva nonostante l'idea originale delle vocals in dialetto sardo. E questo è un peccato, perché le melodie create dalle chitarre sarebbero anche interessanti, ma la parte ritmica subisce troppo i difetti della drum machine e della voce. Difetti, questi, che si ripercorrono lungo tutto il disco, rendendo più complicato l'ascolto. Altro appunto: alcune parti soliste o arpeggiate andrebbero inserite meglio nel contesto, dal momento che, a volte, risultano un po' troppo “out of nowhere”. Qual è il consiglio che bisogna dare a Ierru, dunque? Innanzitutto di non mollare, l'idea di base è valida e anche dal punto di vista strettamente musicale ci sono spunti intelligenti, come l'uso delle parti soliste che di solito in questo genere non trovano particolare spazio. Bisogna invece assolutamente intervenire sui suoni, davvero brutti per essere un album (seppur molto underground), sulla voce, sulla quale si potrebbero adottare scelte diverse in fase di mixing o che si potrebbe modulare diversamente, più improntata sullo scream o sul growl veri e propri: insomma, è necessario fare una scelta precisa. Importante sarebbe anche trovare un batterista in carne ed ossa, o, almeno, programmare la batteria in un modo più accettabile: forse, a tal proposito, scelte diverse in sede di songwriting avrebbero causato una resa migliore. Gruppo da rimandare al prossimo appuntamento, insomma: se la band saprà far tesoro di questo primo passo falso, in futuro riuscirà di certo a dare una resa migliore del connubio black metal/folklore sardo.

Tracklist:
1 – S'arvèschida
2 – Note e nèula
3 – Su dimòniu de su sonnu
4 – Ierru
5 – Sa buca de s'inferru
6 – Su foghile
7 – Cussu chi depet èssere fatu
8 – Sas ecos de sas grutas
9 – Sa sùrbile
10 – S'istradone de sa paza
11 – Su vèsperu

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